lunedì 13 ottobre 2008

oltre la minorazione visiva

Mi piace oggi segnalare questo interessante articolo pubblicato sul Giornale di Vicenza.

06-10-2008 - Bimbi disabili visivi "curati" con i sensi residui e l'amore.
Il Giornale di Vicenza

Nasce un bambino con grave minorazione visiva: che fare? Per un genitore è difficile rielaborare il doloroso lutto che causa la nascita di un bambino con grave minorazione visiva. Essa determina un immotivato ma comprensibile senso di colpa, disorientamento, sconforto e, a volte, disperazione. Che fare? Fin dalla nascita un bambino vedente, rispetto a un disabile visivo grave, reagisce agli stimoli esterni in maniera radicalmente diversa. Da neonato il vedente percepisce, sia pure indistintamente, il volto di chi lo tiene in braccio e tende precocemente le mani verso le forme colorate appese alla culla; a sei mesi gira il capo per individuare la provenienza di un rumore improvviso e si protende verso tutto ciò che vede; in seguito, gattonando, senza rendersene conto, si rapporta con lo spazio. Poco o nulla di tutto questo si verifica nel non vedente: egli, se non è tempestivamente stimolato a prendere contatto con ciò che lo circonda, demotivato a uscire da se stesso, rimane inerte nel periodo più importante per la crescita psicofisica, compromettendo, talvolta in maniera irreversibile, il regolare sviluppo della propria personalità. È essenziale che chi si prende cura di lui sappia far leva, con competenza e fiducia, sui sensi residui. Se è comprovato che l'80% delle conoscenze dei vedenti adulti deriva da esperienze visive, è altrettanto scientificamente dimostrato che tutti i bambini, già in età prescolare, cominciano a interiorizzare esperienze e concetti prevalentemente interagendo con l'ambiente mediante il tatto. In altri termini, dall'esplorazione tattile esperita nei primi anni di vita dipendono in prevalenza, i processi cognitivi sia nei vedenti che nei ciechi. Il prof. Antonio Quatraro nel Corriere Braille n. 11/08, evidenzia che con la manipolazione tutti noi, da bambini, abbiamo recepito la tridimensionalità e quindi le figure geometriche e soltanto con l'esplorazione tattile percepiamo il liscio e il ruvido. Accanto al fuoco ne assaporiamo il calore con il corpo, e il corpo, muovendosi, scopre lo spazio. Esiste un terreno comune tra tatto e vista che coincide nell'acquisizione dell'idea di spazio e delle proprietà geometriche.Sicuramente un corretto contatto con ambienti, oggetti e persone consente a chi non vede una normale vita affettiva e di assumere un proprio ruolo nel sociale. Attualmente, tra l'altro, la tecnologia gli consente di accedere a qualunque tipo di informazione. Con ciò non si intende negare i limiti, le difficoltà, i disagi e soprattutto l'inevitabile dipendenza da altre persone che la minorazione visiva comporta; ci si propone soltanto di dimostrare che, malgrado tutto, il non vedente, avvalendosi dei messaggi che riceve dai sensi residui, può condurre una vita serena e gratificante. Questo è possibile anche a coloro che hanno perduto la vista da adulti, purché non si adagino sul rimpianto del bene perduto ma riescano ad integrare le proprie percezioni rievocando le immagini visive interiorizzate in passato.

Per informazioni:
info@centrocresci.it

(Il Coordinatore Luigi Cerruti,
indirizzo di posta elettronica:
luiscer@tiscali.it)

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